
Avevo all'incirca 16 anni quando rinasceva l'Unità e da qualche anno mi interessavo alla politica essendo iscritto alla Sinistra giovanile (i giovani dei Ds). Guardai a quell'evento con estrema curiosità, visto che si riapriva un giornale vicino al mio partito: il manifesto era tutt'altro che tenero con il centro-sinistra appena reduce dai 5 anni di governo e la repubblica era qualcosa di diverso, che allora, da adolescente di sinistra, vedevo da lontano. Non conoscevo Furio Colombo e non fu subito sintonia con lui, appunto perché nei suoi editoriali difficilmente ci trovi qualcosa che ti aspetti, che esalta esclusivamente la tua indignazione civile senza spiazzarti e indurti a riflettere.
Sono passati gli anni ed ho imparato ad apprezzare sempre più quel signore brizzolato, sia per la sua attività politica, sia per le posizioni intellettuali, sia per lo stile personale che testimonia (uno stile che oserei definire prodiano o donadoniano). Col passare degli anni infatti non ha mai fatto mancare la sua adesione e partecipazione all'Ulivo prima, all'Unione poi ed al Pd infine, senza mai rivendicare protagonismi o poltrone in nome di orientamenti, posizioni etc. Ha sempre avuto come suo unico referente politico la sua visione del paese e della sinistra, visione davvero ampia, sempre al passo con nuove sfide e prospettive.
E' davvero difficile ricordare strappi o rotture da lui perpetrati eppure è da molti considerato una voce critica del Pd ed un anti-berlusconiano di ferro. In un periodo di transizione culturale della sinistra italiana è riuscito attraverso l'Unità e la sua attività parlamentare a ritagliare organicità politica e culturale alla lotta contro il berlusconismo, collocandola tra le urgenze della sinistra, da lui mai trascurate (i morti sul lavoro, la questione ambientale, la laicità dello stato, l'antifascismo). Simbolo di questa capacità sono la collaborazione con Marco Travaglio (liberale e allievo di Indro Montanelli) e la notizia della prematura morte di Tom Benettollo (storico presidente dell'Arci), ignorata da tutti i quotidiani italiani tranne che dalla sua l'Unità. Probabilmente l'aver lavorato proprio presso il quotidiano fondato da Antonio Gramsci l'hai aiutato in questo. Sicuramente se avesse tentato di far ciò attraverso correnti interne, provocazioni ed ultimatum ne avrebbe giovato il suo ego, forse il suo portafoglio, ma sicuramente non sarebbe mai riuscito a costruire tutto ciò.
Gli anni di soggiorno e di lavoro negli Stati Uniti d'America gli hanno permesso di elaborare un'idea nuova di sinistra che sposa le istanze del socialismo del vecchio continente alle più grandi esperienze di democrazia e partecipazione degli States. Il suo ultimo editoriale si apre proprio con un elogio del veterano Ted Kennedy (77 anni), rientrato da un intervento per tumore al cervello in Senato per votare contro la privatizzazione delle cure mediche per anziani. Dal suo arrivo a l'Unità è sempre stato un promotore dell'avvicinamento tra la sinistra ed i radicali riconoscendo la ricchezza delle battaglie combattute da questi in campo nazionale ed internazionale, nonostante si siano sempre collocati al di fuori della sinistra classica.
Riguardo il suo modo di operare ho già detto del suo battersi dentro il recinto, tenacemente ma con discrezione, senza indebolire la sua parte politica. Ci è riuscito proprio perché è rifuggito da rendite di posizione, rivendicazioni personali e correntismi. Ha portato silenziosamente il suo contributo dimostrando che "in maniera silenziosa" non è sinonimo di "in maniera servile". Oserei dire che rappresenta una delle grandi eccezioni all'interno della sinistra italiana: non divide mai, ma allo stesso tempo non arretra mai. Domenica 13 Luglio 2008 ha pubblicato il suo millesimo editoriale, ancora una volta analizzando la situazione italiana in maniera assolutamente disincantata. Grazie Furio.