martedì 25 maggio 2010

David Lane: restare per lottare, lottare per restare

Intervista con il giornalista dell'Economist ospite della Libreria Laterza

da barilive.it 24/05/10 - http://www.barilive.it/news/news.aspx?idnews=17406

David Lane è da trent’anni corrispondente dall’Italia per L’Economist, diventando col tempo un raffinato osservatore del nostro paese. Suo è l’articolo del 2001 cui il settimanale londinese dedicò la copertina col titolo “Perché Berlusconi è inadatto a guidare l’Italia” e che suscitò vasta eco. Per la Laterza ha recentemente pubblicato “Terre profanate. Viaggio al cuore della mafia”, un taccuino di viaggio nel Mezzogiorno d’Italia che ne racconta la presenza mafiosa ed i tentativi di resistenza. Stasera sarà a Bari per discutere del suo libro presso la libreria Laterza. Ci ha rilasciato un’intervista.

1) Lei ha deciso di raccontare la presenza della mafia in Italia attraverso un viaggio nel Mezzogiorno che parte da Gela e finisce a Roma. Perché questa scelta proprio oggi che si parla sempre più delle infiltrazioni mafiose nel centro e nel nord Italia?

Nel ‘700 e nell’800 gli inglesi e altri stranieri facevano il "grand tour", viaggiando nel Mezzogiorno d'Italia e scrivevano i loro racconti dopo i loro rientri in patria. Il Mezzogiorno ha avuto sempre un fascino, oggi come ieri. Anche se il mio libro ha la mafia come filo costante, e la mafia è al centro dell'attenzione, è molto più di un libro sulla mafia. È un libro sul Mezzogiorno, con tutti i suoi contrasti e problemi, di cui la mafia mi sembra uno dei principali. E per la verità, anche se il libro finisce a Roma, il mio viaggio nel Mezzogiorno finisce a Teano dove 150 anni fa Garibaldi ha incontrato il re piemontese e consegnato il regno borbonico a casa Savoia.

2) Il Governo, in materia di lotta alla criminalità organizzata, si sta caratterizzando da un lato con le politiche di Maroni (elogiate da intellettuali lontani dal centro-destra come Isahia Sales e Saviano) e dall’altro con provvedimenti come la messa all’asta dei beni confiscati, le restrizioni sulle intercettazioni, il caso Fondi. Lei come interpreta complessivamente questi interventi?

Abbiamo letto le preoccupazioni di esperti su queste misure e gli effetti negativi che avranno sulla lotta contro la mafia - solo oggi (il 21/5/10, ndr) i giornali riportano le parole dei PM Ingroia e Di Matteo, ma altri magistrati hanno anche detto che le misure proposte non aiuteranno a battere la criminalità organizzata. Mi sembra che invece di indicare un rafforzamento di impegno contro la mafia queste misure indicano il contrario. Inoltre vale la pena osservare che le risorse data in questa battaglia per la legalità nel Sud non sembrano comunque sufficienti.

3) Mantenendo ferma una condanna per le sottovalutazioni della questione, ritiene del tutto sbagliata la percezione della società civile pugliese di confrontarsi con una criminalità organizzata più debole rispetto a quelle presenti in altre parti del Mezzogiorno?

Certamente la mafia pugliese è stata meno in vista di Cosa Nostra, della 'Ndrangheta e della Camorra - ci sono motivi storici, organizzativi e sociali - e questo fatto potrebbe indurre la società civile a pensare che non rappresenta una grande minaccia all'economia, alla politica e alla vita civile della regione.

4) Quanto pesa nella lotta alla criminalità organizzata l’assenza di un dibattito politico di lungo respiro, capace di pensare al domani e ad una società più inclusiva, con più opportunità per tutti?
La mafia è un argomento che infastidisce certi settori della politica che preferirebbero il silenzio invece del dibattito. Va detto anche che c'è una parte della società civile meridionale che non vuole parlarne, ma per paura, perche parlare della mafia porta dei rischi. Direi che una grande opportunità di sconfiggere la mafia è stata persa nel periodo dopo le strage di Palermo e l'esplosione di tangentopoli nel 1992. Ma senza la sconfitta della mafia, il Mezzogiorno continuerà a soffrire una mancanza di investimento, di posti di lavoro ed una emigrazione dei giovani che vedono un futuro senza speranza nelle proprie terre.

5) Qual è l’esperienza di antimafia sociale che ha incontrato in questo viaggio che più l’ha stupita?

Mi ha fatto un grande piacere visitare diverse cooperative di giovani che lavorano terre confiscate dalla mafia, sia in Sicilia che in Calabria, nonostante le tante difficoltà e rischi che questo impegno comporta. Purtroppo a loro non vengono dati i giusti appoggi. Dicono loro: "lottare per rimanere, rimanere per lottare". Meritano di più dalle autorità.

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