martedì 11 maggio 2010

La mobilitazione degli studenti che restituisce dignità alla politica

Dalle facoltà occupate escono proposte e temi di dibattito. L'opinione pubblica é disposta a coglierli?

da barilive.it 11/5/10 - http://www.barilive.it/news/news.aspx?idnews=17244

Per una deformazione del dibattito pubblico ed un impoverimento del nostro vocabolario riconosciamo legittimo l’uso della parola “politica” solo quando descrive un fenomeno in cui è coinvolto un pezzo di ceto politico. L’impoverimento che la politica ha conosciuto negli ultimi decenni è anche frutto di questa confusione che ci ha impedito di riconoscere in ciò che avveniva fuori dal palazzo dei fenomeni “politici”, riguardanti cioè la definizione e la rimodulazione continua delle forme di convivenza in una comunità.

Sotto gli occhi di tutti a Bari sta accendendo un fenomeno di questo tipo, accompagnato dal silenzio della stampa: di fronte ad un previsto aumento delle tasse universitarie come soluzione agli sprechi delle autorità accademiche ed ai tagli del governo, gli studenti di Scienze politiche ormai quasi quindici giorni fa hanno occupato la loro Facoltà, seguiti a breve distanza dai loro colleghi di Matematica. Di richieste di generiche diminuzioni delle tasse ne abbiamo già sentito parlare, gli studenti però fanno ben altro: propongono una forma di tassazione progressiva che permetta di aumentare il gettito diminuendo le tasse per le fasce deboli, quelle degli studenti che non potendo accedere ad una formazione post-laurea di qualità, sarebbero i più immediatamente penalizzati da un impoverimento dell’offerta didattica dell’Università, loro unica fonte di formazione e, quindi, di occupazione. A fianco di queste rivendicazioni economico-fiscali, aggiungono l’assunzione di responsabilità di parte delle autorità accademiche attraverso le dimissioni dagli incarichi che ricoprono e l’inasprimento dell’applicazione del codice etico nei confronti delle parentopoli e delle inadempienze del corpo docente.

Questa mobilitazione, leggendo tra le righe, usa parole e propone una visione della convivenza civile che chiama i causa anche chi è fuori dalle mura delle facoltà. Enuncia infatti due principi in maniera inequivocabile: in un contesto di dissesto economico, chi ricopre ruoli di responsabilità e di governo della barca che affonda non può non pagarne le conseguenze, ancor più se si è reso responsabile di scelte discutibili. Inoltre risistemata la barca, è necessario ridiscuterne le modalità di governo;
Inoltre in una comunità che si ritrova a vivere una situazione di crisi, i sacrifici non vanno chiesti a chi versa già in condizioni di difficoltà e quindi è più vulnerabile e ricattabile, ma a chi sta meglio e forse dal dissesto non verrà neanche sfiorato.
Sono proposte attuali e che riguardano tutti perché contengono un’idea di governo e di uscita dalle crisi in controtendenza con le scelte operate dai governi europei con la crisi economica. Un’eventuale vittoria degli studenti in mobilitazione non sarebbe una vittoria corporativa, ma una vittoria politica: la riaffermazione di alcuni principi di civiltà che ci siamo abituati a veder calpestati, per i quali invece vale la pena lottare. Per questo non si può non guardare a ciò che sta accadendo dentro quelle facoltà con speranza.

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