mercoledì 17 marzo 2010

Carlo Formigoni torna a Bari

Il maestro di un’intera generazione di attori e registi baresi è al Kismet con il Faust di Goethe

da barilive.it 17/03/10 - http://www.barilive.it/news/news.aspx?idnews=16674

Carlo Formigoni, attore e regista teatrale, dopo aver maturato un’importante esperienza al London Academy of Music and Dramatic Art, approdò al Berliner Ensemble, il teatro di Bertolt Brecht. Maestro di teatro, ha posto le basi del teatro-ragazzi italiano ed attraverso la sua opera di formazione sono nati il Teatro Kismet di Bari e la compagnia Il cerchio di gesso di Foggia. Tra le sue regie, caratterizzate sempre dalla semplicità brechtiana di un teatro morale e necessario, ultima arrivata è quella della Tragedia del dottor Faust, da Goethe, realizzata con la compagnia Teatro Le Forche di Massafra, stasera in programma al Teatro Kismet. Alla vigilia dello spettacolo abbiamo intervistato questo artista e professionista cui la città di Bari deve molto.

- Come mai hai deciso di portare in scena il Faust di Goethe?
- E’ un grande amore e il desiderio di portarlo in scena è sempre stato una costante, non una decisione improvvisa. L’ho messo in scena più volte, anche a Vienna, ed ha fatto maturare in me l’idea di essenzializzare il conflitto per renderlo più comprensibile al pubblico, perché quando metti in scena un’opera così mastodontica il nocciolo della questione rischia di essere sommerso da materiale eccessivo. Un’opera teatrale richiede economia, selezione; perciò puntando l’attenzione sul conflitto Faust-Mefisto, emerge il nocciolo della questione: la presentazione di due componenti di ogni essere umano, il lato che tende alla nobiltà, alla generosità ed il contrario, gli impulsi istintuali.
- Uno degli obiettivi che ti sei è sempre proposto è quello di avvicinare il teatro ai ragazzi: quali reazioni registri quando proponete questo spettacolo alle scuole?
- Lo seguono sempre con attenzione e questo è molto per dei giovani che sentono per la prima volta questo testo così complesso.

- Come ci si confronta con i classici? Non si corre il rischio, per renderli meno lontani, di ricadere in una ossessione per la contemporaneità?
- I classici sono classici perché contengono elementi di una tale profondità umana che più o meno puoi ritrovare in tempi diversi.
- Sei arrivato in Puglia nel 1965, in anni in cui fare teatro, cultura qui non doveva essere facile; eppure è riuscito a seminare tanto. Su cosa hai fatto forza?
- Mi fu affidato l’insegnamento di pratica teatrale a Santa Teresa dei Maschi, ed avendo avuto la fortuna di essere allevato al Berliner Ensamble, il teatro di Bertolt Brecht e perciò di aver assorbito una tecnica di grande aiuto per questa professione, è quella che ho cercato di trasmettere. Per due anni ho lavorato con i ragazzi che sono stati disciplinatissimi.
- Oggi torni al Kismet dopo circa trent’anni dalla sua fondazione nella quale ha avuto un ruolo decisamente fondamentale: che sensazioni provi?
- E’ emozionante perché ritorni in un luogo in cui hai cercato di dare tutto il meglio di te stesso. In questa situazione poi si è anche felici di mostrare quello che uno ritiene debba essere o possa essere il teatro.

Nessun commento: