sabato 6 marzo 2010

Una giornata senza immigrati?

L'espediente narrativo che smaschera la retorica xenofoba

da barilive.it 13/02/10 - http://www.barilive.it/news/news.aspx?idnews=16322

In un’Italia in cui il dibattito pubblico in materia di immigrazione langue e si limita ad arruolare grotteschi eserciti di favorevoli e contrari, è comparso da qualche settimana un libro che prova a fare un po’ di chiarezza sul tema. Il suo titolo è emblematico, “Blacks out. 20 marzo, ore 00.01. Un giorno senza immigrati”, ed a scriverlo è Vladimiro Polchi, giovane cronista de “La Repubblica” che è stato a Bari per discuterne presso la libreria “Laterza”.
L’autore ha provato ad immaginare cosa succederebbe in Italia se per ventiquattr’ore sparissero gli immigrati costringendo così l’intero paese alla paralisi. Questo stratagemma narrativo, a detta dell’autore, è nato dalla volontà di far avvicinare al tema un vasto pubblico mettendo in evidenza il ruolo che gli immigrati giocano nel muovere la nostra economia; ruolo che in cifre si traduce nella produzione del 10% del PIL, ed in 6 miliardi di euro di tasse pagate all’anno. E’ curioso come gran parte dei prodotti del tanto celebrato “made in Italy” (ad esempio il prosciutto di Parma, il Parmigiano reggiano, i vini più pregiati etc.) non esisterebbero più senza il contributo della manodopera dai lavoratori extra-comunitari.
Il dibattito, ravvivato dalle presenze di Giuliano Foschini e Don Angelo Cassano, si è poi spostato sul modo attraverso il quale l’Italia affronta la questione dell’immigrazione, fatto dell’assenza di un modello di integrazione, di strutture e politiche che garantiscano la seconda accoglienza per i richiedenti asilo, da leggi che impediscono la regolarizzazione della posizione degli immigrati e da un iter burocratico che allontana e complica la possibilità di ottenere un permesso di soggiorno. Nell’analisi proposta dall’autore ciò è da attribuire oltre che all’opportunismo politico di chi sfrutta elettoralmente le paure della gente nei confronti del diverso anche all’impreparazione italiana di fronte ad un fenomeno sconosciuto in questa ampiezza fino a pochi anni fa.
Nell’impoverimento del dibattito politico degli ultimi vent’anni, in assenza di grandi progetti capaci di porre al proprio centro la solidarietà sociale e l’uguaglianza, l’attenzione dell’opinione pubblica è progressivamente scivolata sulla difesa del “privato”; non è un caso che il tema della sicurezza insieme a quello della deregolamentazione e dello smantellamento di qualunque vincolo solidaristico siano diventati i temi di dibattito prevalenti in occasione di ogni scadenza elettorale. La modalità con la quale il lavoro di Vladimiro Polchi affronta il tema dell’immigrazione contribuisce sicuramente a restituirgli la complessità e l’umanità che gli spetta e va considerato come una tappa di un più ampio percorso di smascheramento della retorica insita nella celebrazione del privato e di ricostruzione di un vocabolario collettivo.

Nessun commento: