sabato 6 marzo 2010

Il silenzio degli intellettuali in una società che cambia

Asor Rosa ha presentato il suo libro “Il grande silenzio” in libreria Laterza

da barilive.it 15/01/10 - http://www.barilive.it/news/news.aspx?idnews=15973

Appuntamento di gran rilievo ieri sera in Laterza con la presentazione del libro-intervista “Il grande silenzio. Intervista sugli intellettuali” di Alberto Asor Rosa, noto critico letterario e protagonista del dibattito culturale e politico italiano dell’ultimo cinquantennio.
Il tema, apparentemente ozioso ed accademico, si è rivelato nel corso dell’incontro portatore di numerosi interrogativi circa i nostri tempi, i cambiamenti in atto nella nostra società e lo stato di salute delle democrazie occidentali. Non a caso Alessandro Laterza, nell’introdurre l’autore e Simonetta Fiori (autrice dell’intervista), ha sottolineato come il concetto di “scena politico-culturale”, terreno proprio degli intellettuali, non è più da considerarsi scontato.
Sollecitato dalla domande di Simonetta Fiori, l’autore ha proposto una ricostruzione storica che rifugge dalle classiche semplificazioni in uso in qualunque discorso riguardi gli intellettuali, configurandosi invece come un “ragionamento critico ma non lamentoso”. La sua ricostruzione è partita dagli inizi della modernità, da quella metà del XVIII secolo, quando “in Francia un gruppo sociale (la borghesia, nda) decide di orientare i mutamenti del mondo circostante”. Contestuale all’avvento al potere di questa classe è la nascita di una “tribù inquieta”, un gruppo di specialisti che decide di oltrepassare i confini epistemologici delle singole discipline e dedicare la propria attenzione alla società ed alla convivenza civile. Oggi invece, le trasformazioni in atto (globalizzazione e fine delle grandi ideologie su tutte) stanno invece decretando la sparizione di queste figure insieme a quella classe sociale cui erano legate.
La riflessione sulla storia degli intellettuali ha assunto poi tutt’altri toni quando si è parlato della storia italiana dal dopo-guerra ad oggi, storia di cui Asor Rosa è stato protagonista e testimone diretto: parlandone questi ha individuato negli anni ’80 l’inizio di una involuzione nel livello del dibattito pubblico e nei processi di alfabetizzazione che non ha conosciuto tregua fino ai giorni nostri, travolgendo ogni argine che gli si sia frapposto (democrazia e costituzione inclusi), culminando nel potere berlusconiano.
A chi ha obiettato, durante il dibattito, che l’analisi proposta sia stata eccessivamente pessimista, Asor Rosa ha delineato degli elementi di speranza: su tutti la scuola e l’università, due istituzioni fatte di luci ed ombre, che però non sono state permeate da questi processi involutivi e che oggi, insieme alla magistratura, costituiscono l’unica speranza di una “nuova resistenza”.
Una speranza infine l’autore l’ha riposta anche nei giovani. Il riferimento apparentemente scontato, lo è di meno conoscendo la storia intellettuale di Asor Rosa, le sue polemiche con il movimento studentesco e con tutta la sinistra di movimento. Egli stesso non ha nascosto questa sua diffidenza, ritenendo però che la fuoriuscita dall’attuale stato di cose avverrà solo attraverso una “frattura” operata dalle giovani generazioni. Con una discrezione che raramente si addice alla sua generazione, Asor Rosa ha chiuso il dibattito auspicando questa frattura, senza sollecitarla o prevederne i tempi, senza pretendere più o meno consciamente di assegnare compiti e destini alle giovani generazioni. Visti i tempi, non è poco.

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