sabato 6 marzo 2010

Scuola Pubblica e laicità: il libro di Leo Palmisano

Un libro tenta di fare luce su questo rapporto

da barilive.it 1/03/10 - http://www.barilive.it/news/news.aspx?idnews=16499

La laicità della scuola pubblica italiana è uno di quei temi lungamente assenti dal dibattito pubblico, ma capaci di fronte ad un pronunciamento della corte costituzionale, all’iniziativa di qualche docente o dirigente scolastico, alle rimostranze di famiglie o gruppi di studenti, di riemergere suscitando violente polemiche per poi sparire altrettanto rapidamente.

Regolato dal Concordato del 1984, l’Irc (Insegnamento della religione cattolica) è impartito in tutte le scuole pubbliche italiane (2 ore settimanali nella scuola primaria ed una in quella secondaria) da insegnanti nominati con parere vincolante della diocesi che può esprimersi anche su programmi e testi in adozione (l’onere finanziario è invece a carico dello Stato). Lo stesso Concordato garantisce anche “a ciascuno il diritto di scegliere se avvalersi o non avvalersi di detto insegnamento” ed a tal fine le scuole dovrebbero garantire l’organizzazione di attività alternative per chi decide di disertare l’Irc.

Tra il 2005 ed il 2007 si è svolta un’indagine qualitativa in merito alle scelte e le esperienze di genitori non cattolici (in quattro regioni italiane: Basilicata, Liguria, Piemonte e Puglia) posti di fronte alla scelta se far partecipare o no i propri figli all’Irc. Promotori dell’indagine sono stati diversi soggetti (Flc, Cgil, Federazione delle Chiese evangeliche delle regione suddette, l’associazione “articolo 31”, la Tavola Valdese etc,) che ne hanno affidato la curatela scientifica al giovane sociologo barese Leonardo Palmisano. E’ da pochi mesi nelle librerie il libro “Quale laicità nella scuola pubblica italiana? I risultati di una ricerca”, (Claudiana, Torino 2009) che ne raccoglie i risultati, insieme agli interventi di un convegno sul tema svoltosi a Savona nel 2008.

Il quadro che emerge da tale indagine mette in evidenza la superficialità con la quale le scuole italiane affrontano la questione trascurando la corretta informazione da trasmettere alle famiglie, disertando l’organizzazione delle attività alternative (dovendo far fronte ai continui tagli ed alla mancanza di risorse) e affrontando l’Irc senza il dovuto rigore didattico. A questo è da aggiungere che il timore delle famiglie (soprattutto quelle di immigrati) di facilitare con la decisione di non avvalersi dell’Irc fenomeni di emarginazione dei propri figli, non trova nella scuola alcuna garanzia che invece permetta una scelta serena.

In questi ultimi decenni la trasformazione in chiave sempre più multi-etnica della società è stata accompagnata da una crescente ondata di razzismo e dal richiamo alle radici culturali e religiose provenienti sia dalle gerarchie ecclesiastiche che da forze politiche di ispirazione abbondantemente pagana. L’onere dell’integrazione, lontano dai riflettori e dall’attenzione della politica, è stato lasciato ad una scuola pubblica dilaniata da tagli e da progetti di riforma incompiuti, in balia di campagne ideologiche e ingerenze private, cioè alla buona volontà di singoli presidi ed insegnanti. In questo contesto la superficialità con la quale viene affrontata la questione dell’Irc è purtroppo un’ulteriore conferma del cattivo stato di salute della nostra scuola e quindi della nostra democrazia.

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