sabato 6 marzo 2010

Una Polverini... da sparo

Il caso che sta facendo tremare la coalizione al governo
Fuori la Polverini dal Lazio, in bilico la lista PDL a Roma, ecco una vicenda che rischia di passare alla storia

da barilive.it 3/03/10 - p.te 1 http://www.barilive.it/news/news.aspx?idnews=16531 - p.te 2 http://www.barilive.it/news/news.aspx?idnews=16533

Proviamo a ricostruire un po’ di fatti legati all’esclusione della lista del Pdl per la provincia di Roma dalla corsa alle regionali del Lazio ed a porci alcune domande.

E’ il pomeriggio del 27 Febbraio quando alcune agenzie cominciano a battere la notizia della possibile esclusione della lista perché non sarebbe stata presentata entro la scadenza prevista dalla legge. Le motivazione proposte da Alfredo Milioni, presidente del XIX municipio di Roma ed incaricato del Pdl per la consegna delle liste, sono a dir poco contraddittorie: a metà strada tra l’urgenza di uscire dall’ufficio elettorale per prendere un panino, delle minacce ricevute da non si capisce chi e delle aggressioni da parte di alcuni militanti radicali non identificati.

Cominciamo col dire che è quantomeno curioso che un partito come il Pdl abbia affidato a Milioni la consegna delle liste, essendosi questo reso protagonista già nel 2006 della sparizione delle liste di FI per le comunali di Roma. In quell’occasione, dopo aver appreso che non sarebbe stato candidato alla presidenza del suo municipio sparì per 24 ore con le liste staccando telefono di casa e cellulare, costringendo il suo partito ad un bis di raccolta di firme notturna in extremis, per poi ricomparire l’indomani insieme alle liste sottratte.

Il 28 Febbraio, giorno successivo all’escusione della lista del Pdl, su Il Giornale Vittorio Feltri torna ad attaccare Gianfranco Fini e tutta la componente ex-AN con un editoriale intitolato “Così Fini vuole rubare il Pdl al Cavaliere”. Il direttore sostiene che di fronte all’incapacità degli ex-FI ad agire all’interno di un partito classico fatto di regole, statuti, organismi dirigenti, ed all’assenza di Berlusconi (impegnato nell’attività di governo), gli ex-AN la stanno invece facendo da padrone, conquistando sempre più tessere da spendere poi al momento opportuno per far fuori Berlusconi. Completamente assente un riferimento alla vicenda delle liste laziali.

Nel frattempo la Polverini, seriamente preoccupata, dà battaglia. Comincia da un gazebo in Piazza del Popolo. Ad accompagnarla, di nomi noti, ci sono solo il sindaco di Roma Gianni Alemanno e la giovane deputata, pasionaria ex-FI, Beatrice Lorenzin; assenti ministri ed esponenti di spicco del Pdl. In quell’occasione il sindaco di Roma e la Polverini invocano in solitaria l’intervento del Colle. A questo appello non segue alcuna sollecitazione da parte di nessun altro all’interno dello stato maggiore del Pdl.

Due giorni dopo l’accaduto (1° Marzo) Renata Polverini, forte della sua esperienza di lotta nel sindacato, indice una maratona oratoria in Piazza in Lucina. Le cronache parlano di flop: l’appello al popolo ottiene una risposta corposa solo da parte di un gruppo di giovani che si definiscono “corrente militante che fa capo ad Alemanno”, giovani che prima della vittoria del Pdl alle comunali di Roma non militavano ne’ in AN, ne’ in FI, ma nella Fiamma Tricolore ed in Casa Pound. Sul palco a fianco a lei ci sono ancora una volta Alemanno e la Lorenzin. A denunciare il presunto abuso d’ufficio di chi si è rifiutato di accettare le liste e la violenza degli ignoti militanti radicali rimangono soltanto i presenti su quel palco.

Sui giornali, soprattutto i giornali di famiglia del Presidente del Consiglio, la musica è tutt’altra e questo non può che indurre allo stupore. Siamo stati abituati da quelle testate e dai loro rispettivi direttori ad articoli che soffiavano sul fuoco della polemica, che attaccavano frontalmente qualunque soggetto si mettesse di traverso al grande capo: magistratura, opposizioni, stampa libera etc. Il luogo ideale insomma in cui rimbalzare le accuse ai radicali ed ai pubblici ufficiali dell’ufficio elettorale. E invece l’obiettivo polemico è tutt’altro. Il 1° Marzo Il Giornale titola così: “Un partito di matti. La mancata presentazione della lista in tempo utile è il grottesco risultato degli equilibrismi per accontentare gli ex Forza Italia e gli ex An. Che creano un mostro burocratico e inefficiente ed il condirettore Alessandro Sallusti è quello più esplicito in merito alla gestione paritaria del Pdl da parte degli ex AN e degli ex FI, additata come unica responsabile dell’accaduto. Scrive: “Maledetto manuale Cencelli e belli i tempi in cui un gruppo di inesperti e disperati signori mise in piedi un partito con le armi della velocità e dell’efficienza. Lo chiamarono Forza Italia, gli snob lo ribattezzarono «partito di plastica» in segno dispregiativo. In effetti era leggero, inaffondabile, poco costos.”. E poi, rivolgendosi ai “soloni del partito strutturato democratico e lottizzato” che “sono lì a urlare che l’esclusione della lista è un attacco alla democrazia” invoca un “atto di umiltà”, “una grazia” che porti allo sbaraccamento del mostro burocratico nel Pdl. In poche parole si augura che nel Pdl sparisca anche quel minimo di dibattito interno presente e che le decisioni (e le candidature!) tornino ad essere prerogativa esclusiva del capo, senza mediazioni estenuanti, discussioni condivise e altre cose che danno tanto di vecchia politica (o di democrazia, dipende dai punti di vista!).

Oggi (2 Marzo) il titolo scelto da Libero è a dir poco irridente “Pdl = Polli della libertà”. Nel suo editoriale, dai toni certo meno guerrafondai di quelli usati da Feltri, Belpietro scrive: “Era inevitabile che a forza di prendersi a schiaffi i cofondatori del PdL si facessero male”, per poi passare in rassegna, regione per regione, come le liti tra ex-AN ed ex-FI stiano pregiudicando un buon risultato elettorale. Il Giornale invece pubblica un editoriale di Paolo del Debbio dal titolo inequivocabile “Adesso il Cavaliere dia una sveglia al Pdl”. Finalmente si registrano i primi commenti dei colonnelli del Pdl, di provata fede berlusconiana, Gasparri, Cicchitto e Quagliarello (sulla falsariga di quelli che la Polverini ha fatto in solitaria per due lunghissimi giorni) ed il primo commento di Berlusconi che si dice fiducioso delle decisioni che prenderà il Tar. Nel frattempo giunge la notizia che sono state riscontrate irregolarità anche nel listino della Polverini per la mancata firma di un rappresentante di lista e dal Pdl si comincia a parlare di “candidatura a rischio”.

Il maggiore rigore che in questa competizione elettorale si sta riservando al controllo dei requisiti e dei tempo necessari per la presentazione delle liste è probabilmente da ricollegare all’insolito ruolo da protagonisti che i Radicali stanno giocando grazie alla candidatura di Emma Bonino alla Presidenza della Regione Lazio sostenuta da tutto il centro-sinistra. Sensibili al tema, convinti che da qui passi lo stato di salute della democrazia italiana, i Radicali hanno sempre denunciato irregolarità e superficialità di entrambi gli schieramenti in merito a questa questione. Ma questa motivazione sembra davvero poca cosa per spiegarci quanto sta accadendo senza porci neanche un interrogativo.

A meno che non vogliamo davvero credere alla favola del panino, di un ufficio elettorale cattivo o al servizio del Pd, o di misteriosi militanti radicali sdraiatisi tra i responsabili del Pdl e l’ingresso dell’ufficio elettorale, è d’obbligo, in virtù dei fatti riassunti, delle parole dette e di quelle non dette, farsi alcune domande.

Tutto casuale? Casuale che ad uno con i precedenti di Milioni sia stata affidata la presentazione della lista? Casuale che Il Giornale denunci il rischio che i finiani prendano il controllo del Pdl ed estromettano Berlusconi il giorno stesso che la lista del Pdl viene respinta? Casuale che questa vicenda offra la sponda per un attacco alla gestione unitaria del Pdl e che quest’attacco si concretizzi subito ed all’unisono? Casuale che questa volta, in una vicenda che rischia seriamente di consegnare la Regione Lazio al centro-sinistra, condizionando pesantemente l’esito delle elezioni regionali nel loro complesso, ci sia stato per più di due giorni il silenzio dello stato maggiore del Pdl e la sua assenza alle manifestazioni indette dalla Polverini? Casuale che tutto ciò sia successo nel Lazio, dove è in campo Renata Polverini, imposta a Berlusconi, vicina al grande oppositore interno Fini, attaccata pesantemente dai giornali di famiglia?

Per rispondere in maniera completa a questi quesiti collochiamo in ultimo la vicenda all’interno della partita delle regionali ed al significato che queste hanno all’interno del momento politico che stiamo vivendo.

Sia che la vicenda si risolva positivamente per il Pdl (con la riammissione delle liste da parte del Tar o con un’improbabile legge straordinaria di cui si faccia promotore la parte del Pdl più vicina a Berlusconi) sia che si risolva negativamente, il capro espiatorio del misfatto è già stato trovato ed il repulisti che si preannuncia nel Pdl finirà col consegnare ancora più potere a Berlusconi ed a zittire il dissenso interno. Con un Pdl sempre più orfano di un progetto di governo e di paese, ed un Berlusconi incapace di accettare la sua parabola discendente e sempre più attaccato al potere ed al consenso a breve termine, la partita in gioco alle regionali è tutta sul fronte del centro-destra, tra chi guadagna più o meno posizioni da far pesare all’indomani sul tavolo del governo nazionale. Le elezioni politiche sono infatti lontane ed un centro-sinistra in crisi che guadagna qualche posizione sarebbe sicuramente per Berlusconi un problema minore rispetto agli alleati che in parlamento possano fare la voce grossa in virtù dei risultati elettorali, costringendolo a trattare con loro, cedere su alcune questioni ed appannare così la sua immagine. Che la prima preoccupazione di Berlusconi sia questa lo sanno tutti: fiducioso nelle sue capacità, sa per esperienza che se avrà le mani libere potrà recuperare nei prossimi tre anni di governo i consensi che oggivanno a finire nel centro-sinistra. Sa invece altrettanto bene di dover temere che gli alleati possano tenergliele legate. Al nord si gioca la partita con la Lega che già si preannuncia una disfatta per il Pdl (in Veneto si parla addirittura di un 15% di vantaggio della Lega sul Pdl); in Lazio e Calabria la sfida è con la componente ex-AN e con l’Udc e fino a ieri anche qui sembrava prevalere la fazione opposta a Berlusconi. La vicenda del Lazio rimescola completamente le carte. E’ un caso?

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