martedì 1 febbraio 2011

Il crepuscolo del berlusconismo e il voltafaccia dei poteri forti

È opinione largamente condivisa che Berlusconi non si rialzerà dallo scandalo che lo sta travolgendo. L’immenso potere che detiene deve necessariamente indurre alla cautela in qualunque previsione, ma ad avvalorare la tesi della fine del suo regno contribuiscono le prese di posizioni di alcuni poteri forti che nel corso dell’ultimo quindicennio gli sono stati tutt’altro che ostili. Nelle ultime settimane alle prese di distanza e dure critiche provenienti dalla maggior parte della stampa moderata, del vertice di Confindustria e dalla Conferenza episcopale si è aggiunta quella proveniente da Davos.

Nella città svizzera si riuniscono ogni anno al World Economic Forum le elites del mondo finanziario, economico, opinion leader sostenitori del neo-liberismo ed esponenti dei governi occidentali. Nell’incontro di quest’anno si è svolto quello che Federico Rampini ha chiamato il “processo all’Italia” in quanto “paralizzata da Berlusconi” ed in procinto di diventare la palla al piede d’Europa. Dell’ambiente di Davos Berlusconi era sempre stato un eccellente interprete, la sua ascesa politica va letta oltre che come una conseguenza del suo potere economico e mediatico anche come novità che in Italia ha saputo cogliere negli anni ‘90 lo spirito dei tempi: l’epopea del neo-liberismo che proprio a Davos ha il suo tempio.

Mai come ora quindi Berlusconi appare debole ed in declino: i poteri forti che lo hanno incensato e sostenuto, contribuendo ad una sua normalizzazione in cambio di sgravi fiscali, deregolamentazione dei mercati e smantellamento dello stato sociale, gli voltano le spalle.

Verosimilmente nel corso di breve tempo l’Italia volterà pagina, ma tale svolta rischia di essere l’ennesima pagina della sua storia in cui a trionfare è il trasformismo e la capacità di auto-riciclo delle classi dirigenti che abbandonano, un minuto prima che affondi, la nave che hanno contributo a costruire e far salpare. Lungi da una seria autocritica sul loro operato, i poteri che oggi abbandonano Berlusconi lo fanno perché non si sentono più garantiti personalmente da lui. Nella fase di transizione che ci accingiamo a vivere, la cui lunghezza non è dato sapere in anticipo, cercheranno di riposizionarsi cercando nuove figure e forze di riferimento.

Se sulla scena pubblica oggi ci fossero solo loro l’esito di questa transizione sarebbe scontato. A fargli una poco gradita compagnia ci sono però anche il grande movimento che la Fiom ha saputo raccogliere attorno a sé risollevando la questione del lavoro e dandogli voce, gli studenti ed i precari della conoscenza scesi in piazza per manifestare contro la Riforma Gelmini ed i tagli alla pubblica istruzione denunciando con essi lo smantellamento dello stato sociale, il Popolo viola e l’ampia fetta di opinione pubblica riconosciutasi nella mobilitazione in difesa della Costituzione, dell’indipendenza dei poteri e della libertà di stampa. Sono la speranza che dal berlusconismo si possa uscire davvero con un movimento popolare, senza trasformismi di palazzo che finirebbero per riprodurre il terreno di coltura del berlusconismo: quello di una classe dirigente anarcoide ed eversiva che risponde solo a sé stessa ed è pronta in nome di ciò ad avallare ogni scempio civile.

Da una parte ci sono i lavoratori, gli studenti, i precari della scuola e dell’università ed il popolo viola, dall’altra i vertici di Confindustria, le gerarchie ecclesiastiche e la finanza internazionale: più che dall’alleanza elettorale che il centro-sinistra deciderà di adottare è dall’alleanza sociale e dalla scelta tra queste due alternative inconciliabili che dipenderà il futuro dell’Italia. E non scegliere significa aver deciso da che parte stare: quella dei più forti.

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da Linkredulo di LUNEDì 31/1/11 - http://www.linkredulo.it/opinioni/1743-il-berlusconismo-ed-i-poteri-forti.html

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