lunedì 12 settembre 2011

La lunga marcia comincia adesso


Lo sciopero generale indetto dalla Cgil è stato un successo: le piazze e le strade si sono riempite di quella parte d'Italia contraria alle tante manovre proposte nelle ultime settimane e convinta della necessità di mandare via questo governo.

Sull'efficacia dello strumento dello sciopero generale oggi occorre però spendere qualche parola. Nelle ultime settimane la Cgil dopo la proclamazione dello sciopero è stata attaccata dalla destra e da Confindustria che l'accusavano di "irresponsabilità" e dal mondo antagonista che le contestava l'esiguità del numero delle ore di mobilitazione a fronte della gravità delle misure del governo.

Lo sciopero generale era fino a qualche decennio fa uno strumento efficace per bloccare il paese: tra grande industria e pubblico impiego era occupata una parte considerevole della popolazione italiana. Se in questi due settori i lavoratori incrociavano le braccia, il paese si bloccava e la percezione del disagio era evidente. Oggi, dopo un ventennio di esternalizzazioni e delocalizzazioni, l'Italia industriale è stata lentamente smantellata: sempre più sono le piccole e medie imprese o addirittura i lavoratori in proprio messi in concorrenza tra loro per dei servizi che prima fornivano essendo dipendenti di qualche grande gruppo. Il pubblico impiego è oggetto di una forte cura dimagrante (si pensi alla scuola). I processi di flessibilizzazione delle leggi in materia di lavoro hanno fatto il resto. I lavoratori per i quali lo sciopero è un'opzione a portata di mano sono cioè sempre di meno: chi non scende in Piazza oggi non lo fa perché contrario alle motivazioni della protesta (questa come qualunque altra) ma perché le condizioni materiali del proprio lavoro fanno di tutto per inibire la sua volontà e la sua possibilità di mobilitarsi.

Da questo, dalla metamorfosi delle condizioni materiali del lavoro, dipende prima di tutto la crisi del sindacato in Italia ed in Europa. Così ci si spiega i suoi tentennamenti: il sindacato sa di non riuscire più a rappresentare la totalità dei lavoratori e pertanto ogni volta che deve compiere un passo in avanti deve contemporaneamente chiedersi chi lo seguirà.

Ciò significa forse che mobilitarsi con la speranza di fare qualcosa d'altro di un semplice atto di testimonianza sia una pia illusione? No, ma bisogna avere la consapevolezza che vincere una battaglia sul terreno del lavoro oggi è un'operazione estremamente complessa che non può giocarsi solo sul terreno del lavoro. Pertanto questo sciopero generale, con tutti i suoi limiti, con la consapevolezza che nessuno sperava che alla sera il governo avrebbe ritarato la manovra, lo si deve considerare come un buon inizio. Unire in un'unico corteo metalmeccanici, pubblico impiego, pensionati, immigrati, precari e studenti all'inizio di Settembre è un risultato fantastico. Ora affinché non venga sprecato c'è bisogno contemporaneamente che all'interno dei vari settori il fronte si allarghi e che tra di essi non si divida. Scarpe rotte, eppur...


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da LINKREDULO di MERCOLEDì 7 SETTEMBRE 2011 - http://www.linkredulo.it/politica/2243-la-lunga-marcia-comincia-adesso.html

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