martedì 10 giugno 2008

Radio Aut ed i nostri blogs



Viviamo in un tempo in cui si è perso il senso di ogni impresa collettiva: qualche decennio fa le ideologie soffocavano le individualità, la loro fantasia e la loro creatività; oggi paghiamo lo scotto di esserci liberati oltre che da esse, anche dalla voglia e dalla gioiosità di compiere delle azioni collettive, sapendo porci nel ruolo del gregario. Rinunciare al ruolo del protagonista in nome di un disegno generale che deve compiersi è diverso dal farlo solo nella consapevolezza che nella stessa dinamica di gruppo (in senso lato), in ogni situazione, c’è chi è protagonista e chi no; ragionando in nome dell’individualismo più sfrenato risulta assai difficile accettare che essere protagonisti o essere gregari non significa necessariamente essere migliori o essere peggiori. Al di là della retorica, c’è una dignità in entrambi i ruoli.

Il tutto e subito classico della non-ideologica ideologia consumistica ha poi pervaso anche l’ambito politico-valoriale: le dinamiche, le strategie, le visioni di insieme, insomma l’osservazione consapevole, passa in secondo piano rispetto alle rivendicazioni valoriali. Volendo insomma tirarsi fuori in un sol balzo dall’orizzonte edonistico del proprio tempo, ci si ritrova dentro con entrambi i piedi, innamorati persi delle proprie bellissime idee, pronti a mostrarsi aggressivi e rancorosi per difenderle.

Il blog è talvolta l’emblema di questa crisi: più che un agire politico (un percorso lungo, durante il quale ci si mette continuamente in gioco, non si sta su un piedistallo, ma si è parte tra le parti), è molto meglio un luogo, statico, dove svuotare le proprie idee. Tanto meglio se sono alla rinfusa, poco curate, buttate lì in maniera disattenta.

Quando ho deciso di mettere su questo blog ho subito ripensato alla scena de I cento passi in cui Peppino Impastato ed i suoi amici mettono su Radio Aut ed alle parole che Peppino rivolge al ragazzo che gli fornisce il materiale per iniziare a trasmettere: “a me basta che ci sentono a Cinisi […] quando tira viento, quando c’è il sole, quando c’è pioggia, quando non mi danno il permesso per fare un comizio, quando mi sequestrano il materiale: l’aria non ce la possono sequestrare…”. Quant’è diversa però Radio Aut da un blog: la prima era un’impresa collettiva di un gruppo di amici che la compivano non in nome di un’ideologia, di cose più grandi di loro, ma nel tentativo di combattere le ingiustizie che vivevano sulla loro pelle tutti i giorni (chi ha visto il film ricorderà bene la lite con i frikkettoni e l’occupazione della radio); il secondo rischia di essere pari ad un colpo di tosse: un diversivo del sistema per difendere il proprio, limitatissimo, status quo.

Per questo è importante ricordarsi sempre che ogni parola è un approdo, ma anche una nuova partenza. Soprattutto nel nostro tempo, in cui mettere ordine in noi stessi è così difficile non solo a causa della liquidità in cui viviamo, ma anche a causa dell’indolenza che portiamo in noi stessi (troppo spesso colpevolmente), scrivere parole può esserci d’aiuto. Se è pubblico però, deve essere politico, altrimenti meglio che resti segreto: non deve essere né un atto consolatorio, né un gioco finalizzato ad auto-assolversi; deve impegnarci profondamente. Nella speranza che il nuovo approdo, foriero di ancora nuove e più entusiasmanti partenze, non sia più un approdo solitario.

Special thanx to Cathall

7 commenti:

Anonimo ha detto...

condivido. ritengo che cmq internet ed i blog siano ambivalenti, un potente strumento di unione collettiva e di approdo all'informazione, ma anche un pauroso sistema (anche narcisistico) di spersonalizzazione e atomismo... sta a noi, come sempre...
per il video, non so perchè, non riesco a visualizzarlo, probabile sia di estensione troppo grande.

L'andazzo è come tu dici, "le ideologie son pericolose" e bla bla bla, ma i primi a dirlo hanno una ideologia UNIVERSALE, che spacciano per eterna e condivisa... nelle cose. Come dice
Barthes, l'ideologia tende a sparire, progressivamente diviene un non-nome, non è più nominata. E Barthes lo diceva più di tenta anni fa. Ti rinvio ad un mio post sul blog collettivo di action30

http://www.florafranchini.com/blog/?p=321

Se non viviamo ciò che crediamo finiremo col credere ciò che viviamo, e questo lo vedo ogni giorno in facoltà. Tempo di risvolti radicali, tempo di fanculizzare, di avere idee, di non aver paura di essere chiamati "radicali".

continua così, hasta by Donnacecena
http://it.youtube.com/Donnacecena

Cataldo ha detto...

Non date ai blog un importanza maggiore di quella che realtà rivestono.

La frase "Internet e i blog sono ambivalenti" è piuttosto sbagliata. Si tratta di due cose notevolmente differenti.

I blog non sono altro che uno strumento, uno strumento offerto da una piattaforma - Internet - che non è nulla di più di un mezzo di comunicazione. Come il telefono.

E come tutti i mezzi di comunicazione porta con sè dei vantaggi (ad esempio la possibilità di comunicare a distanza, la possibilità di informarsi in tempo reale ecc. ) e degli svantaggi (l'asincronia delle comunicazioni, l'assenza di un contatto reale, ecc.). Così come il telefono o la televisione hanno modificato il nostro modello comportamentale, lo stesso sta ora avvenendo con Internet.

Che Internet stia cambiando i modelli di "comunicazione" convenzionali, questo è indubbio, sono d'accordo, ma dare questa grossa importanza ai blog è esagerato. I blog esistono da sempre, non sono nient'altro che l'evoluzione delle vecchie "pagine personali" che in Rete esistono da almeno 10-15 anni.

Il fatto che siano nate in seguito delle tecnologie (le piattaforme di blogging tipo questa, appunto) che hanno permesso la fruizione di questo strumento ad un pubblico più eterogeneo (perchè per fare una pagina Web personale sono necessarie delle conoscenze tecniche superiori) è un dato che ha una valenza più tecnologica che sociale o comportamentale.

Se vogliamo spostare l'attenzione sull'aspetto "sociale" del Web, più che parlare di blog io focalizzerei la discussione più sul concetto di "collaboratività" - tanto in voga ora su internet (e nel cosiddetto web 2.0 di cui immagino abbiate sentito parlare)

Il Web 2.0 (e dunque i blog, per mantenere il mio internet legato alla discussione) è solo il risultato della necessità degli utenti di Internet di non essere più delle entità singole, autonome, in Rete, ma di condividere, mostrare, socializzare, esprimere opinioni ed aggregarsi tra loro. La vera evoluzione sociale è questa.

Dire che i blog sono lo specchio della società è un po' una forzatura. Direi che la società sta cambiando, sfruttando le potenzialità dei modelli di comunicazione offerti da Internet è già un po' più corretto.

E su quello potrei persino essere d'accordo :-)

Anonimo ha detto...

MI piace molto il sottotitolo che hai dato al blog:è una sorta di promessa a non cedere all'approssimazione, ma allo stesso tempo una promessa a non rimanere fermi nell'autocompiacimento. Quando ho letto il tuo post ho pensato subito ad una poesia di Gianni D'Elia che ora ti scrivo...quando i poeti sanno dire meglio qualcosa che serbi solo nel pensiero è bello lasciarli la parola.

"L'impoetico: raccontalo a lampi.
Nomina le nuove impercepite
cose del mondo in cui ora siamo
immersi. E siano i versi

attenti al comune, alla prosa
che servi. E all'arso
cicalìo delle stampanti, poi che canto
è forza di memoria e sentimento

e oggi nient'altro che il frammento
sembra ci sia dato per istanti,
tu pure tentalo, se puoi, come tanti
durando un poco oltre quel vento."
(G. D'Elia)

Ermelinda Nasuto

Anonimo ha detto...

Che strana cosa il " blog ". Strana perchè.. Perchè personalmente ( nonostante io bazzichi in rete da un bel po' ) non sono mai riuscito a portarne uno avanti in senso proprio; una volta ci ho provato ma non son stato continuo, assiduo, e non perchè non avessi di che parlare, intendiamoci.. Semplicemente perchè preferisco di gran lunga ( qualunque sia l' oggetto )interloquire guardando negli occhi delle persone.
Per quanto concerne l' utilizzo del blog come mezzo di " denuncia ", l'idea non è assolutamente malvagia, anzi, può essere un ottimo modo per smuovere gli animi, ne convengo; tuttavia, purtroppo, idea molto diffusa di web log è che per quanto gli intenti possano essere lodevoli, difficilmente essi potranno esser perseguiti senza un notevole seguito. Ed è anche per questo che apprezzo la tua iniziativa, perchè spero tu possa esser incurante ( relativamente ) del seguito e allo stesso tempo molto attento ai contenuti!


Francesco

Anonimo ha detto...

imprese collettive imprese individuali ideologie, ma che rimane alla fine? certo che la vita è proprio strana, anzi è proprio assurda.

Anonimo ha detto...

certo che luigi locascio è proprio bravo come attore, un vero talento

Anonimo ha detto...

Ritengo che i vari blog, i vari myspace siano tutti degli importanti strumenti di cui servirsi..magari evitando come diceva qualcuno di trasformarli in "un pauroso sistema di spersonalizzazione e atomismo".
Quanto al tuo modo di utilizzo del blog credo di averne capito il senso e lo condivido. Se può essere anche questo un modo per mobilitare le coscienze,per darci tutti una mossa allora ben venga!!
Amedeo