martedì 12 ottobre 2010

Luiz Inácio Lula da Silva: l'utopia possibile dell'Uguaglianza

Domenica prossima il Brasile sceglierà il suo futuro Presidente. In lizza per il ballottaggio ci sono Dilma Rousseff, esponente del Partito dei Lavoratori e sostenuta dal Presidente uscente Luiz Inácio da Silva detto Lula contro Josè Serra del Partito della Social Democrazia Brasiliana. I sondaggi danno favorita Dilma, soprattutto in virtù della popolarità e dei successi del Presidente uscente. La stampa italiana sta dedicando in questi giorni ampio spazio all'esperienza politica di Lula ed ai cambiamenti che il Brasile ha vissuto nei suoi otto anni di governo. Senza alcuna competenza di natura economica ma con la curiosità di un osservatore europeo progressista, quindi disilluso, ho cercato alcune informazioni su questo ex-sindacalista divenuto popolarissimo Presidente del Brasile, alla guida di un grande processo di emancipazione del suo popolo che da questa parte dell'Atlantico sembra incomprensibile.


POLITICA ESTERA

L'accresciuta stabilità politica ed economica associata alla forte leadership di Lula ha permesso al Brasile di affacciarsi sulla scena internazione con grande autonomina ed autorevolezza. Come ha evidenziato Federico Rampini la lontananza dalle posizioni più estreme presenti nel continente sudamericano (Cuba e Venezuela in testa) gli permette di mettersi alla guida del processo di integrazione dell'America Latina. Inoltre ha coraggiosamente avviato un dialogo con l'Iran, marcando ancora più chiaramente la propria autonomia dagli USA che poco hanno gradito l'iniziativa.


REDISTRIBUZIONE DELLA RICCHEZZA

Maurizio Matteucci ha significativamente intitolato un editoriale su il manifesto Il presidente che ha aperto il Brasile ai brasiliani. Si tratta dell'aspetto più evidente di quella che Lula stesso ha definito "una rivoluzione". Al momento della sua elezione aveva proclamato suo obiettivo quello di garantire a tutti i brasiliani 3 pasti al giorno, cosa che appariva impossibile in un paese in cui il divario nella distribuzione della ricchezza era elevatissimo. Come raccontato da Francesca Bastagli, con il lancio della Bolsa familia nel 2003 Lula ha sostituito i 5 diversi sussidi presenti in precedenza (4 istituiti dal precedente governo ed uno dallo stesso Lula) con un unico sussidio che ha permesso interventi più estesi e mirati: dal 2001 al 2009 si è passati da 5 milioni di famiglie beneficiarie a 12,1 milioni (il 26% della popolazione). La Bolsa familia è assegnata a tutti i soggetti che versano sotto il livello di povertà, con una componente aggiuntiva per le famiglie con figli in età da 0 a 6 anni che necessitano frequenti visite mediche o in età scolare.
L' effetto di queste politiche insieme alla crescita economica del paese si traduce in una drastica riduzione della diseguaglianza nella distribuzione della ricchezza, in un aumento della regolarità delle visite mediche e della frequenza scolastica (benché la qualità della pubblica istruzione resti ancora bassa).

STATO-MERCATO

Come evidenziato da Matteucci su Lula si erano concentrate le aspettative di una rottura con il neo-liberismo egemone in tutto l'Occidente al momento della sua elezione. La realtà è che questa rottura non è avvenuta, si è però disegnato un riequilibrio tra lo Stato ed il Mercato. Un'analisi dettagliata di questo aspetto è svolta da Andrea Goldstein su LaVoce.info. Lula ha da subito adottato politiche di sostegno all'innovazione attraverso la Política Industrial, Tecnológica e de Comércio Exterior del 2004, la Lei do Bem del 2005 e la Política de Desenvolvimento Produtivo (Pdp) del 2008 mettendo in atto incentivi fiscali per imprese ed istituzioni disposte ad investire sull'innovazione tecnologica. Rappresentativo degli investimenti che lo Stato ha riversato nelle imprese è il monte dei prestiti elargiti dal Banco Nacional de Desenvolvimento Econômico e Social (Bndes), cresciuto di sette volte durante la presidenza Lula.
L'investimento sull'innovazione tecnologica ha permesso alla compagnia petrolifera Petrobas, di cui lo Stato brasiliano e la Bnds detengono il 40% delle azioni, di diventare uno dei colossi mondiali per le estrazioni petrolifere. Altre aziende pubbliche sono state oggetto di politiche di ricapitalizzazione, restituendo generosi dividendi in poco tempo: fenomeno che smentisce ampiamente la vulgata da noi ancora egemone di un settore pubblico necessariamente in deficit.
Federico Rampini evidenzia anche come Lula sia riuscito a realizzare importanti infrastrutture per il paese: dighe per le centrali termoelettriche e l'alta velocità; affermazione parzialmente in contraddizione con quanto sostenuto da Goldstein secondo il quale è in atto nel paese un dibattito sulla priorità di investire per accrescere le esportazioni o colmare il deficit infrastrutturale.

CONTI PUBBLICI E CRISI ECONOMICA

Il riordino dei conti pubblici solitamente appassiona poco le masse ed in Europa siamo abituati a pensare la sua attuazione in alternativa all'aumento della spesa sociale ed alle misure contro la povertà. Ha quindi del sorprendente scoprire che lo stesso Brasile della Bolsa familia, delle imprese pubbliche che sono dei colossi, di milioni di persone strappate alla povertà, è un paese con i conti pubblici in ordine che ha saputo reggere benissimo l'impatto della crisi economica. Lo evidenzia in un articolo su LaVoce.info Giorgio Trebeschi. In continuità con le misure contro l'inflazione adottate dai social-democratici negli anno '90 Lula è riuscito a ridurre il debito pubblico e contenere l'inflazione. La credibilità della banca centrale e gli alti livelli di vigilanza da questa esercitati sul sistema bancario hanno permesso al paese di affrontare la crisi economica attuando misure anti-cicliche, concedendo agevolazioni fiscali per l'acquisto di beni di consumo durevoli sostenendo così l'economia senza dover rinnegare le politiche redistributive. Nel 2010 per il Brasile l'uscita dalla crisi è una realtà con una crescita che si attesta ad un ritmo del 7%.

NUOVA SINISTRA

La rivoluzione culturale attuata da Lula, la credibilità della sua proposta politica è quello che forse più sconcerta noi osservatori europei. La semplicità del programma dei tra pasti al giorno pronunciata durante la cerimonia di insediamento nel 2002 attirò l'attenzione di tutto il mondo. In un'intervista rilasciata pochi giorni fa Lula ha espresso la sua idea di democrazia dicendo "La democrazia per me non è una parola a metà. E' una parola intera. Ma qualcuno intende per democrazia solo il diritto del popolo a gridare che ha fame e io intendo la democrazia come il diritto di mangiare. Questa è la differenza fondamentale." Un concetto chiaro, diretto, in continuità con quello espresso nel 2002, ma rafforzato dai successi della sua esperienza al governo del paese. Lula ha cioè posto al centro di un'azione politica riformatrice il tema dei diritti sociali come necessario completamento dei diritti civili, restituendo alla parola uguaglianza la dignità ed il fascino che da noi sono stati sepolti sotto le macerie del muro di Berlino e degli sciagurati esperimenti del Socialismo reale.
Spesso è stato oggetto di attacchi da parte della stampa che per screditarlo gli dava del marxista. Lui non ha mai rinnegato la sua esperienza di sindacalista, nè l'urgenza di attuare politiche redistributive, di agire autonomamente dal Fmi e far intervenire lo Stato nell'economia. Nella stessa intervista in cui ha espresso il suo concetto di democrazia ci tiene però a chiarire come le etichette non gli siano mai piaciute e che quando nel sindacato, soprattutto in seguito a prese di posizione non ortodosse, qualcuno gli chiedeva se fosse comunista lui rispondeva "no, sono un tornitore meccanico".
Luca Telese, in un bel post sul suo blog, riferisce che tra i suoi modelli politici Lula ha sempre riservato un posto speciale al Pci di Enrico Berlinguer, circostanza che dovrebbe indurre non pochi a riconsiderare il bilancio un po' troppo sbrigativo fatto sulla storia del comunismo italiano novecentesco.

FONTI:

1) LA POLITICA SOCIALE BRASILIANA di Francesco Bastagli - Lavoce.info - 28.09.2010
2) LA POLITICA INDUSTRIALE BRASILIANA di Andrea Goldstein - Lavoce.info - 28.09.2010
3) L'EREDITÀ DI LULA: LA POLITICA ECONOMICA di Giorgio Trebeschi - Lavoce.info - 28.09.2010
4) LULA: «ABBIAMO FATTO UNA RIVOLUZIONE» - Intervista rilasciata a Carta Maior e pubblicata su il Manifesto - 3/10/10
5) IL PRESIDENTE CHE HA APERTO IL BRASILE AI BRASILIANI di Maurizio Matteuzzi - il Manifesto - 3/10/10
6) IL BRASILE DI DILMA FA PAURA AGLI STATI UNITI di Federico Rampini - Blog Estremo Occidente su Repubblica.it - 4/10/10
7) LULA, IL BRASILE (E IO) di Luca Telese - blog dell'autore su Il Fatto Quotidiano - 11/10/10

da LINKREDULO di Mercoledì 13/10/10 - http://www.linkredulo.it/esteri/1496-luiz-inacio-lula-da-silva-lutopia-possibile-delluguaglianza.html

mercoledì 6 ottobre 2010

Spiritualità e marketing: l’idea di scuola pubblica della provincia Bat

da LINKREDULO di Mercoledì 06 Ottobre 2010 - http://www.linkredulo.it/scuola-e-universita/1470-spiritualita-e-marketing-lidea-di-scuola-pubblica-della-provincia-bat.html

Il Corriere del Mezzogiorno riporta oggi (6/10/10) la notizia di un ordine del giorno approvato all’unanimità dal Consiglio Provinciale della Bat che, rivolto ai Presidenti di Camera e Senato, esorta l’esposizione del crocifisso negli edifici scolastici. A proporre l’odg è stato il consigliere d’opposizione De Deo (Udc), ma a farlo proprio è stato l’intero consiglio provinciale. Nell’odg si fa riferimento alle radici giudaico-cristiane come “parte integrante dello stato italiano” ed al crocifisso come simbolo che “incarna tutti i valori sociologici, umani, storici e culturali”.

Questa iniziativa però non è la sola che la provincia Bat ha preso in materia di pubblica istruzione. Nelle settimane scorse infatti su iniziativa dell’assessore competente Pompeo Camero, per far fronte ai tagli del ministro Gelmini, la Provincia ha emanato un bando che permette ai privati di contribuire alle spese per l’acquisto dell’arredo scolastico in cambio dell’esposizione sullo stesso di messaggi pubblicitari.

Nel Consiglio provinciale della Bat il centro-destra dispone di un’ampia maggioranza (18/30), ed il centro-sinistra, uscito malconcio dalle urne, può contare su una rappresentanza di 6 consiglieri (5 Pd ed uno della Federazione della Sinistra).

Il binomio è emblematico dello stato di salute dell’istruzione pubblica: da un lato elevata retoricamente a luogo in cui tramandare le tradizioni e le radici, in cui apporre simboli celebrativi della storia di un popolo, di una cultura (o addirittura di un partito) e dall’altro degradato a ente su cui non sprecare un centesimo, anzi da svendere al miglior offerente come se si trattasse di uno spazio pubblicitario qualunque.

Val la pena ricordare che l’ente provincia ha, tra le poche deleghe di sua competenza ed i pochi capitoli di spesa, quello sull’edilizia scolastica. Suona quindi ancora più grottesco questo atto di svendita in quanto messo in opera proprio dall’ente deputato ad investire sulla scuola.

In questo mix di spiritualità e marketing che indurrà qualcuno al riso l’unica vittima è l’istruzione pubblica come investimento collettivo sul futuro, sulla crescita cultura, civile e morale delle giovani generazioni, indipendentemente dalle loro disponibilità economiche, dal loro credo religioso o dalla loro provenienza geografica. Su questo fronte il centro-sinistra farebbe bene a marcare la più netta differenza, cosa che ha fatto con forza sulle iniziative degli sponsor ma tristemente è mancata su quella del crocifisso.