domenica 31 luglio 2011

L’inversione dei ruoli nella politica pugliese

La polemica sulla sicurezza tra Pdl ed Emiliano e la mancata nomina del Prefetto di Bari ripropongono per l’ennesima volta lo stesso copione nel centro-destra barese. La vicenda è presto detta: il Pdl da qualche settimana denuncia il problema sicurezza in città snocciolando dati, denunciando omissioni etc. In questo contesto si inserisce la marcia per la sicurezza promossa al quartiere Libertà. Emiliano da parte sua risponde che ci vuole una bella faccia tosta per sollevare una tale questione se da mesi la città di Bari è senza Prefetto per responsabilità delle beghe di due pezzi da novanta del centro-destra nazionale (entrambi salentini): Raffaele Fitto ed Alfredo Mantovano.

Al di là di quello che sarà l’esito di questa vicenda, ciò che emerge in maniera netta ed inequivocabile è lo stato del centro-destra barese e pugliese: stretto a metà tra personalità di rilievo nazionale ormai lontane dalla Puglia e disposte tutt’al più ad interessarsene da Roma (quasi sempre configgendo tra loro) ed una classe dirigente locale che pullula di mastini da opposizione ma latita di personalità capaci di unire l’opinione pubblica in una proposta politica. In questo l’infaticabile Ninni Cea ha molto in comune con “il soldato” Rocco Palese: capaci di fare le pulci ad Emiliano ed a Vendola, di marcarli stretti senza stancarsi mai, è davvero difficile pensare che possano risultare convincenti come sintesi di una coalizione che si propone di governare. Il risultato di Palese alle regionali ha parlato chiaro in proposito. Il tentativo del centro-destra barese di riproporre la minestra-riscaldata Di Cagno Abbrescia altrettanto.

L’effetto di tutto ciò sul centro-sinistra è lo smarrimento di quella che a mio parere era la cifra della Primavera pugliese: una strutturale e storica estraneità al potere, rimasta il punto di forza delle giunte Emiliano e Vendola almeno per il primo mandato durante il quale sembrava ancora incredibile aver vinto le elezioni e si temeva di dover assistere al ritorno alla normalità in poco tempo, il tempo della fine del mandato e di nuove elezioni per l'appunto. Alla scadenza elettorale sono però emersi i limiti del centro-destra di cui tutt'oggi questi sembra prigioniero e di cui ho parlato sopra, limiti che stanno riuscendo nel mai arduo compito di far prendere ai partiti al governo confidenza col potere, le sue lusinghe e le sue illusorie promesse di amore eterno.

La situazione di stallo è a tratti deprimente, soprattutto per un'opinione pubblica che, a destra come a sinistra, era abituata a considerarsi laboratorio politico nazionale.

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da LINKREDULO di DOMENICA 31 LUGLIO -
http://www.linkredulo.it/politica/2225-linversione-dei-ruoli-nella-politica-pugliese.html



Il volto di Giuseppe D’Avanzo


Apprendendo della morte di Giuseppe D’Avanzo ho conosciuto il suo volto.

Avevo letto le sue inchieste, i suoi lunghissimi e dettagliatissimi articoli in cui metteva a confronto dichiarazioni e riscontri, ricostruzioni contraddittorie. Avevo sentito il suo nome tornare continuamente nei talk show che si occupavano del caso Noemi Letizia. Ma non avevo mai visto il suo volto.

Considerando la capacità che ha avuto di orientare il dibattito pubblico italiano e non solo sarebbe potuto stare giorno e notte in televisione, avrebbe potuto riempire palasport, inondare le librerie di libri che, è facile immaginarlo, sarebbero diventati best sellers.

Invece no. Ha continuato a lavorare con discrezione, umiltà, senza cedere al divismo o all’eroismo ma facendo semplicemente e dignitosamente il proprio mestiere. Visti i tempi che corrono, non è poco.


P.S. L'unico esponente del Pdl che ha rilasciato una dichiarazione di cordoglio è stato Renato Schifani e l'ha fatto da Presidente del Senato. E' un silenzio che rimbomba ancor di più visto che messaggi di cordoglio sono stati espressi dal Presidente della Repubblica, il Presidente della Camera, tutte le opposizioni, dal leghista Castelli e la notizia ha invaso tutti i più grandi quotidiani italiani. Forse c'era da aspettarsi qualcosa di più da un partito che poco più di un anno fa sfilava dietro ad uno striscione che recitava "l'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio".


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da LINKREDULO di Domenica 31 LUGLIO 2011 - http://www.linkredulo.it/opinioni/2226-il-volto-di-giuseppe-davanzo.html


La bella estate del Cavaliere

E siamo alla quarta estate dalla vittoria elettorale di Berlusconi del 2008. Sembrava inimmaginabile che il centro-destra italiano potesse riuscire in poco tempo a dilapidare un consenso che sembrava illimatato. Un giorno, quando si scriverà la storia d'Italia, molte pagine saranno dedicate a questi anni popolati da scandali, colpi di scena, tradimenti in ambito nazionale ed echi di eventi epocali provenienti da fuori confine.

Tra i momenti più travagliati della vita del governo ci sono sicuramente da annoverare le sue estati (tutte tranne la prima, quella del 2008), tutte animate da questioni capaci di travolgere irrimediabilmente il governo alla faccia del luogo comune che vuole il dibattito politico sotto l'ombrellone fatto di polemiche sterili e proposte pronte a insabbiarsi alla riapertura dei lavori parlamentari.

Questa specie di maledizione ebbe inizio nell'estate 2009, alla vigilia della quale Patrizia D'Addario in un'intervista al Corriere della Sera dichiarava di aver passato una notte a Palazzo Grazioli e di aver registrato delle conversazioni col Premier. Seguì di lì a poco la pubblicazione di queste intercettazioni ambientali ed un'estate al veleno in cui La Repubblica e l'allora segretario del Pd Franceschini non risparmiarono alcun colpo a Berlusconi su questa vicenda. L'estate 2009 invece si aprì con l'epurazione di Fini dal Pdl e la formazione dei gruppi parlamentari di Futuro e Libertà, mina vagante della coalizione ed all'epoca dotati della consistenza tale per far cadere il governo. Tutta l'estate la si passò a discutere quanto i finiani facessero sul serio nell'attesa di poterlo constatare alla riapertura del Parlamento.

Dopo il voto del 14 Dicembre 2010 che sancì la sopravvivenza del Governo anche senza i voti dei finiani sembrava che il cammino fosse in discesa per Berlusconi. La maledizione delle estati però ecco che non si smentisce e fa iniziare l'estate 2011, dopo la sconfitta alle elezioni ed ai referendum, con un voto parlamentare che spacca l'asse Pdl-Lega lasciando l'incognita dell'affidabilità dell'alleto più fidato, con un Pdl spaccato e, soprattutto, una situazione finanziaria di fronte alla quale la coalizione di governo sembra del tutto incapace di reagire.

Su questa fatalità che vede i momenti più incerti di questo governo cadere tutti d'estate possiamo scherzarci, chiamarla maledizione, farci le macumbe etc. C'è però da chiedersi, e qui il sorriso forse viene un po' meno, se di fronte a questioni così imbarazzanti (2009), intricate (2010) ed epocali (2011) Berlusconi non si fosse trovato quando il dibattito politico è sopito, l'opinione pubblica distratta ed il parlamento fermo quale ne sarebbe stato l'esito? Ad esempio, la sua assenza in questa fase di crisi della credibilità del nostro paese e di crisi delle borse europee non passerebbe così inosservata, quasi normale, se non fossimo in una stagione in cui siamo abituati a veder latitare la classe dirigente dalla scena pubblica che non passa dal gossip e dalle foto al mare con pargoli, consorti ed amici.


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da LINKREDULO di GIOVEDÌ 28 LUGLIO 2011 - http://www.linkredulo.it/opinioni/2223-la-bella-estate-del-cavaliere.html


lunedì 18 luglio 2011

La futurite, malattia senile della sinistra al governo


Pare che per la sinistra fare i conti col passato, con un secolo che (come il XX) l’ha vista protagonista nel bene e nel male, sia ancora oggi un terreno scivoloso dal quale è impossibile uscirne senza ossa rotte. È questa la prima, sconsolante, considerazione che ho fatto dopo aver letto l’esternazione di Vendola sull’attualità del chiamarsi compagni.

Chiudere i conti col passato, con le derive totalitarie, con descrizioni del mondo che non corrispondono più alla realtà significa tornare ad essere radicati nei conflitti del presente, dismettere i panni del minoritarismo. Come fare a non essere d’accordo che qualunque descrizione del capitalismo di stampo fordista con annessa specifica conflittualità sia del tutto desueta ai tempi della globalizzazione e del cannibalismo del capitalismo finanziario? Come fare a non essere d’accordo con la critica del potere e delle sue derive compiute in nome degli ultimi da elitès con i piedi e la testa tra i primi della classe?

È però davvero sottile il confine tra il dismettere vecchie arnesi che non permettono di leggere i conflitti ed il dolore dei nostri tempi e la futurite, quella strana malattia che colpisce le sinistre al governo e le porta a vedere nella dismissione di ogni cultura critica in quanto patrimonio del passato la panacea dei mali del presente, utile magari a compiacere qualche salotto buono. Sottile ed irreparabile quanto la linea che separa l’entusiasmo dalla delusione. Per questo preoccuparsi di tenere i piedi al di qua di quel confine in ogni atto ed in ogni esternazione è cosa saggia.


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da LINKREDULO di LUNEDÌ 18 LUGLIO 2011 - http://www.linkredulo.it/opinioni/2211-la-futurite-malattia-senile-delle-sinistre-al-governo.html


venerdì 15 luglio 2011

Un italiano di ritorno da un viaggio all'estero


Mi capita sempre più frequentemente di questi tempi di parlare con amici e conoscenti di ritorno da un viaggio all'estero, un erasmus, un periodo di lavoro. Si tratta quasi sempre di figli di famiglie benestanti, ben inseriti nella società.

I loro racconti mi sembrano quasi sempre uguali: 'loro' (un non meglio specificato popolo europeo o occidentale) hanno università che funzionano, strade pulite, sistemi di trasporto efficienti, biblioteche fornite, un reddito di cittadinanza, un welfare serio, un sistema sanitario non fatiscente, una classe politica migliore, biblioteche fornite ed accoglienti, teatri con ricche programmazioni, incentivi per l'occupazione, un sistema industriale solido, una lotta all'evasione fiscale seria, monumenti ben curati etc. La lista è in continuo aggiornamento e dipende dal paese da cui si fa rientro.

Sia chiaro: sono ben lieto dal fatto che un viaggio all'estero aiuti chiunque a cogliere le innumerevoli cose che nel nostro paese non vanno. Mi snervo però quando la compilazione di questa lista infinita si limita ad essere un esercizio di auto-compiacimento, quasi che l'Italia non fossimo anche noi e che il suo degrado non rappresentasse prima di tutto la nostra sconfitta (di tutti, nessuno escluso). Piuttosto che la lista di ciò che non abbiamo dovremmo qualche volta pensare in maniera autocritica a ciò che maledettamente non riusciamo ad essere: dei buoni cittadini. Ripartendo da ciò forse sarebbe più facile cominciare a spuntare qualche voce dalla lista di ciò che non abbiamo .

Essere e avere appunto... una questione di priorità!


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da LINKREDULO di MERCOLEDÌ 13 LUGLIO - http://www.linkredulo.it/opinioni/2207-un-italiano-di-ritorno-da-un-viaggio-allestero.html


PRECARIO SARÀ LEI! - Beni comuni, stato sociale e lavoro dignitoso


Il risultato del referendum ci riempie tutti di gioia. Quello a mio parere più importante è stato quello relativo ai quesiti sull'acqua: mentre il ritorno al nucleare oggi (per un paese che l'ha abbandonato nel 1987) ed il legittimo impedimento erano dei rigurgiti del passato o dei deliri del presente che solo il nostro malconcio paese poteva produrre, la privatizzazione/svendita dei beni comuni è ancora qualcosa di attuale in Occidente.

Il risultato del referendum ha segnato l'inversione di una tendenza vecchia ormai circa trent'anni: un ciclo cominciato all'inizio degli anni '80 proprio con l'attacco diretto al mondo del lavoro ed al suo protagonismo e proseguito con la delegittimazione dello stato sociale, l'abbandono ed il degrado dei beni comuni. Negli ultimi trent'anni abbiamo assistito ad un dibattito politico che dava per scontata l'equazione secondo la quale da un lato pubblico voleva dire lottizzazione, clientelismo e sprechi e dall'altro privato era sinonimo di efficienza. Con quest'assunto tutto da dimostrare sono stati legittimati tagli allo stato sociale, riduzione degli investimenti pubblici in ogni settore (università, sanità, cultura, opere pubbliche etc.), privatizzazioni etc.

Tra questa gestione dei beni comuni e l'eclissi della figura del cittadino-lavoratore (caduta sotto i colpi della globalizzazione e della cannibalizzazione del capitalismo industriale per mano della finanza) c'è un evidente legame: dal secondo dopoguerra in poi tutto ciò che di buono in Occidente si è prodotto è stato il frutto delle lotte dei lavoratori e degli studenti. Non a caso la stessa egemonia politico-culturale è stata protagonista della svenduta dei beni pubblici, dell'attacco allo stato sociale e della precarizzazione del lavoro.

La resistenza opposta consapevolmente dai cittadini italiani alla svendita delle reti idriche dapprima con la raccolta delle firme e poi con il raggiungimento del quorum è il primo segnale di una crepa in quell'egemonia. Non possiamo che augurarci (e fare in modo) che sia solo l'inizio, un avamposto per nuove battaglie. La tutela dei beni comuni resta una battaglia di retroguardia se resta inalterato il contesto che la minaccia.


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da LINKREDULO di MERCOLEDÌ 15 GIUGNO - http://www.linkredulo.it/opinioni/2157-precario-sara-lei-beni-comuni-stato-sociale-e-lavoro-dignitoso.html

PRECARIO SARÀ LEI! - In morte di Enzo Del Re, poeta inattuale


Leggendo oggi i testi di Enzo Del Re si ha la sensazione che a scriverli sia stato un marziano, qualcuno che non appartiene alla specie umana per come oggi la conosciamo. Nei nostri tempi così cinici ed ostili ai sogni di emancipazione non è difficile immaginare quali riscontri otterrebbero i suoi testi se non fossero confinati in un museo archeologico di un tempo che fu.

Al suo “Lavorare con lentezza senza fare alcuno sforzo / chi è veloce si fa male e finisce in ospedale / in ospedale non c'è posto e si può morire presto” Tremonti risponderebbe che la globalizzazione ci impone di rivedere le normative sulla sicurezza sul lavoro, ascoltando “pausa pausa ritmo lento, pausa pausa ritmo lento / sempre fuori dal motore, vivere a rallentatore” Marchionne direbbe sprezzante che queste cose succedono solo in Italia e che è colpa della Fiom. E che dire di “Tengo na voglia / na voglia e fa... niente! / Comm'o sole dint'a capa,/ m'è trasuta a pensata / e s'incontro pa' via, / chi ha inventato a fatica / io, ti giuro, l'accido”? Già immagino Borghezio dire che si tratta del solito terrone sfaticato che vive sulle spalle di un Nord che produce. Oppure di “Chi m'ha mis'in catena, / passa a vita in vacanza, / io fatico e fatico / e passo pure da stronzo: / vaffanculo alla fatica / e a chi la vuole”? Probabilmente ascoltandolo interverrebbe qualche dirigente del centro-sinistra sostenendo che è finito il tempo dell'invidia sociale e che oggi è d'obbligo essere post-ideologici.

Erano tempi strani quelli in cui Del Re scriveva questi testi e li cantava accompagnato solo dal battito di nocche e polpastrelli su una sedia di legno. Tempi in cui addirittura ci si domandava perché si dovesse vivere un'intera vita a lavorare per permettere a qualcuno di stare sempre in vacanza, in cui si lottava affinché fossero i desideri a guidare le vite e non ci si accontentasse della sopravvivenza, di un lavoro purchessia. Come lui diceva ironicamente in un'altra celebre canzone “La Repubblica è fondata sul lavoro / viva il lavoro / non importa quale / non importa dove / non importa come / con chi, e perché”.

Cantava in quello che è stato l'ultimo vagito di voglia di libertà in una civiltà industriale che di lì a poco sarebbe cambiata completamente mettendo la classe operaia nell'angolo, sciogliendone ogni vincolo solidaristico, umiliandola con le marce dei quarantamila, le chiusure delle miniere ed una ristrutturazione dei cicli produttivi che necessitava di sempre meno manodopera. Sul campo sarebbe rimasto il singolo a rincorrere un'emancipazione solitaria nel nome del mito dell'imprenditore di se stesso. Purtroppo le parole profetiche del cantautore di Mola non sono state quelle con cui sognava un mondo diverso ma quelle di una canzone del '74 che sembra un affresco perfetto dei nostri giorni: “C'è troppa gente in giro / che è malata in testa / perchè dentro la testa / nutre quel verme che si chiama "Io". / Prima di tutti "Io" / innanzitutto / soltanto "Io" / il superuomo e niente più. / C'è troppa gente in giro / che non sorride mai / perchè se ti sorride / perde l'autorità. / C'è troppa gente in giro / che sfrutta in ogni modo / e la sopraffazione / la chiama libertà”.

Addio Enzo, ci mancherai!


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da LINKREDULO di MERCOLEDÌ 08 GIUGNO 2011 - http://www.linkredulo.it/opinioni/2135-precario-sara-lei-in-morte-di-enzo-del-re-poeta-inattuale.html