lunedì 18 luglio 2011

La futurite, malattia senile della sinistra al governo


Pare che per la sinistra fare i conti col passato, con un secolo che (come il XX) l’ha vista protagonista nel bene e nel male, sia ancora oggi un terreno scivoloso dal quale è impossibile uscirne senza ossa rotte. È questa la prima, sconsolante, considerazione che ho fatto dopo aver letto l’esternazione di Vendola sull’attualità del chiamarsi compagni.

Chiudere i conti col passato, con le derive totalitarie, con descrizioni del mondo che non corrispondono più alla realtà significa tornare ad essere radicati nei conflitti del presente, dismettere i panni del minoritarismo. Come fare a non essere d’accordo che qualunque descrizione del capitalismo di stampo fordista con annessa specifica conflittualità sia del tutto desueta ai tempi della globalizzazione e del cannibalismo del capitalismo finanziario? Come fare a non essere d’accordo con la critica del potere e delle sue derive compiute in nome degli ultimi da elitès con i piedi e la testa tra i primi della classe?

È però davvero sottile il confine tra il dismettere vecchie arnesi che non permettono di leggere i conflitti ed il dolore dei nostri tempi e la futurite, quella strana malattia che colpisce le sinistre al governo e le porta a vedere nella dismissione di ogni cultura critica in quanto patrimonio del passato la panacea dei mali del presente, utile magari a compiacere qualche salotto buono. Sottile ed irreparabile quanto la linea che separa l’entusiasmo dalla delusione. Per questo preoccuparsi di tenere i piedi al di qua di quel confine in ogni atto ed in ogni esternazione è cosa saggia.


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da LINKREDULO di LUNEDÌ 18 LUGLIO 2011 - http://www.linkredulo.it/opinioni/2211-la-futurite-malattia-senile-delle-sinistre-al-governo.html


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