lunedì 3 ottobre 2011

Fiat fuori da Confindustria

In una lettera a Emma Marcegaglia pubblicata oggi sul Corriere della sera, Sergio Marchionne conferma la scelta di far Fiat e Fiat Industrial da Confindustria a cominciare dal 1 Gennaio prossimo. L'anticipazione era di qualche mese fa ed è perfettamente coerente con i tempi che corrono. La necessità dell'impresa, e soprattutto della grande impresa, di fare squadra in Italia è stato un portato della modernità: di fronte ad una crescente complessità del mondo produttivo ed all'avanzata del movimento operaio, capace di proporre un'idea di società nella quale i padroni non c'erano, per questi ultimi non c'era alternativa che organizzarsi, forti delle loro risorse ed unitariamente contrattare con i lavoratori e con i governi.
La globalizzazione ha mescolato le carte: mai come oggi piccole, medie e grandi imprese necessitano di un piano industriale. L'idea di società alla base del compromesso fordista viene erosa quotidianamente ed i pesci piccoli si vedono minacciati da questa erosione.
Le grandissime imprese no: quelle che spendono più soldi a tenere aperto un mese in più uno stabilimento improduttivo che a trasferirlo altrove dove il costo del lavoro è più conveniente sono del tutto disinteressate delle questioni 'locali'. E' il segno della loro onnipotenza: non hanno più bisogno di essere uniti per ottenere successi e la loro capacità di spostarsi con un battito d'ali li rende forti a tal punto da concepire qualunque unione solo come un inutile vincolo.
Viene amaramente da chiedersi cosa pensino ora dei no global e delle loro critiche al capitalismo quei piccoli e medi imprenditori che nel 2001 si sentivano onnipotenti, capaci di cavalcare un ciclo politico che si autopresentava come infinito e che li faceva sentire dalla parte buona della storia, in buona compagnia insieme a quei Marchionne che ora spiccano il volo lasciandoli soli.

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