sabato 25 febbraio 2012

Berlusconi ancora in sella?


Dopo aver analizzato la situazione del Terzo Polo, della Lega, del Pd, di Sel, Idv e Fds proviamo ad analizzare la situazione del Pdl. Non a caso ho lasciato per ultimo il partito di Berlusconi: per esso l’analisi è particolarmente complessa, gravata dall’incognita del futuro del suo leader e delle molteplici e diversificate componenti che è riuscito in questi anni a tenere insieme. Per tale motivo affronterò la questione in tre articoli diversi, uno incentrato sul leader uscente e gli altri due sui due candidati alla leadership venuti allo scoperto: Alfano e Formigoni.

Le dimissioni di Berlusconi erano lo scenario più inaspettato in quella primavera 2008 che vide l’inizio di questa legislatura. Tanta acqua è passata sotto i ponti ed il mondo di oggi è radicalmente diverso da quello di tre anni fa: basti citare la crisi finanziaria, l’elezione di Obama e la primavera araba, tre eventi epocali che hanno ridisegnato gli equilibri pre-esistenti persino in quell’Italia che sembrava così refrattaria al cambiamento.

Berlusconi non è stato, non è e non sarà un leader normale, è bene ricordarcelo ancora oggi che è nell’ombra. È a capo di un partito personale nel quale il dissenso non ha diritto di cittadinanza e dispone di un potere economico e mediatico capace di per sé di condizionare pesantemente la scena politica. Le 17 leggi ad personam approvate sotto i suoi governi (circa due all’anno) spiegano meglio di qualunque analisi i moventi della sua “discesa in campo” e la sua indisponibilità (meglio dire impossibilità) ad uscire di scena come qualunque altro uomo politico. Le dimissioni che ha rassegnato ormai più di un mese fa non cambiano la scena: nel Pdl nessuno osa sconfessare apertamente la linea del leader, chiunque voglia costruire uno spazio per la propria leadership deve o dichiararsene erede in toto (Alfano) o fare salti mortali per mostrarsi diverso senza attaccarlo (Formigoni). Il suo potere mediatico è intatto e pronto ad assecondarne qualunque scelta: rilanciare la propria leadership o lanciare quella da lui benedetta. I suoi interessi economici e giudiziari restano intatti e la difficoltà di passare il testimone ad un successore è ad essi strettamente legato: come fare a fidarsi in questo ambito di qualcuno che non sia egli stesso?

Qualunque successore, sopravvivendo politicamente a Berlusconi, potrebbe prima o poi, in un momento di crisi di consenso, scegliere di sacrificare gli interessi dell’impopolare predecessore per salvarsi. Alfano è nato politicamente mettendo la faccia su quel lodo che garantiva a Berlusconi l’impunità. Questo ‘peccato originale’ lo rende agli occhi di Berlusconi più affidabile degli altri. Mai però quanto se stesso, motivo per il quale non ci sarebbe da stupirsi se, contro ogni evidenza, Berlusconi covasse ancora in sé la speranza di tornare in sella.


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da LINKREDULO del 29/12/11 - http://linkredulo.it/giornale/politica/2445-berlusconi-ancora-in-sella.html


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