martedì 28 febbraio 2012

Quei giorni a Piazza Tahrir. Il racconto del giornalista Mohamed Shoair



Si svolgerà domani mattina a Bari presso la Facoltà di Giurisprudenza un dibattito con Mohamed Shoair, giovane giornalista egiziano autore di I giorni di piazza Tahrir (Poiesis editrice), un racconto in presa diretta della rivoluzione egiziana. A distanza di un anno dalla cacciata di Mubarak ripercorrere quei giorni e farlo con chi li ha vissuti ha per l'opinione pubblica occidentale il significato di sottrarre il racconto ad una mummificazione che semplifica la storia, riducendola a quei pochi giorni che i media occidentali hanno puntato i riflettori sull'Egitto.

Mohamed Shoair non nasconde la vertigine nell'affrontare questo racconto. Nel suo libro si legge: “Le parole, per quanto eloquenti, non possono descrivere ciò che è accaduto nei giorni della rivoluzione. Semplicemente possiamo qualificarle come le giornate più importanti nella storia contemporanea dell'Egitto. Le parole sono incapaci di descrivere ciò che è accaduto e gli eventi che si sono susseguiti non lasciano alla stanca memoria la possibilità di ripercorrerli”.

Il racconto parte da sei anni prima del 2011, dalla nascita del movimento Kifaya (Basta!) che per primo ha avuto il merito di praticare in Egitto il dissenso al regime di Mubarak e che l'ha perseguito con costanza sfidando le repressioni nonostante i limiti che lo stesso Shoair evidenzi in esso (principalmente il suo eccessivo elitismo). L'Egitto era quindi in cammino da tempo, a tal punto che l'autore rivela di aver deciso di non emigrare proprio in virtù delle speranze suscitate da Kifaya: è difficile immaginare per noi occidentali che la scelta di partire o restare possa dipendere dalla speranza di un percorso di emancipazione collettiva e non da occasioni di affermazione personale e professionale.

Inevitabile il riferimento al ruolo dei social network, collocati però nella dimensione di uno dei tanti elementi che hanno reso possibile la rivoluzione: ben lontano quindi da un messianesimo che descrive la rete e le nuove tecnologie come profeti di una nuova era. Shoair non definisce quella di Piazza Tahrir come la “rivoluzione di Facebook e Twitter” ma come la “rivoluzione del sorriso”, di un popolo che consapevole e stanco della propria condizione ha deciso di riprendersi il proprio destino con l'autogoverno di una piazza della capitale, diventata in quei giorni “una repubblica indipendente con il proprio inno, i suoi saggi, il suo giornale, la sua radio... e il suo ospedale”. È indicativo che un movimento, un soggetto collettivo prenda il nome dal luogo in cui si è incontrato: Shoair rivendica come la rivoluzione sia stata capace di unire a Piazza Tahrir culture, generazioni e classi sociali diverse.

Il libro inizia e finisce con la constatazione che la cacciata di Mubarak non può essere che l'inizio della rivoluzione. Da questo punto e dalla complessità rivendicata proprio da Shoair nel descrivere il gennaio egiziano del 2011 bisogna partire per cercare di comprendere quanto è successo nei mesi successivi e quanto tutt'ora sta accedendo. Una lettura poco curiosa, ma anche anche comprensibilmente preoccupata, tende in Occidente a ridurre il periodo post-rivoluzionario tunisino ed egiziano ad una sorta di referendum nel quale i popoli decideranno di adeguare stili di vita ed istituzioni ai canoni occidentali o di consegnarsi al fondamentalismo islamico ed al terrorismo. La vicenda è molto più complessa. Di certo la vittoria nelle elezioni che negli ultimi mesi si sono svolte in Tunisia ed Egitto da parte dei partiti islamici (che nei momenti rivoluzionari erano rimasti ai margini) ripropone il tema dell'organizzazione dei movimenti collettivi e delle difficoltà che essi incontrano dopo aver rovesciato i tiranni nel gestire le fasi costituenti.


------------------------------------------------------------------------------------


da LINKREDULO del 28/2/12 - http://www.linkredulo.it/giornale/politica/2481-quei-giorni-a-piazza-tahrir-il-racconto-del-giornalista-mohamed-shoair.html

Nessun commento: