sabato 25 febbraio 2012

Ancora contro i lavoratori?

L'idea che facilitando i licenziamenti si favorisca la crescita è vecchia, ed oltre ad essere vecchia ha dimostrato di essere fallimentare.

L'Italia, in ritardo rispetto agli altri paesi occidentali ha cominciato a sperimentare la flessibilità alla fine degli anni '90 col pacchetto Treu e nel 2003 con la Legge 30. L'effetto è stato un impoverimento generale, una generazione che non entrerà mai nel mercato del lavoro stabilmente e che quindi non riuscirà mai a versare i contributi previdenziali, un calo dei consumi. In questo scenario è chiaro che gli Stati sono stati obbligati a ricorrere al debito per finanziare ciò che resta del loro welfare, mentre proseguivano silenziosamente a smantellarlo passo dopo passo.

L'abolizione dell'articolo 18 era stato un cavallo di battaglia del governo Berlusconi nel 2002, poi non se ne fece niente per l'opposizione ferrea della Cgil che riuscì a coinvolgere anche gli altri sindacati in uno storico sciopero generale. Fu una vittoria di Pirro perché di lì a poco arrivò per l'appunto la Legge 30 che ha reso inesigibile l'articolo 18 per i nuovi assunti.

La crisi del 2008 ha svelato quanto questo modello, reazione alla globalizzazione dei mercati ed alle illusioni della Finanza, fosse insostenibile. Ma le èlites finanziarie di un'Europa che non vuole diventare grande (cioè diventare politica) invece di invertire la rotta sembrano correre come un treno sulla rotta tracciata dal neo-liberismo che fin qui ci ha condotto: tagli al welfare e deregolamentazione del mercato del lavoro. I conti pubblici saranno salvi ancora per un altro po', ma il paese continuerà ad impoverirsi. Tra breve torneremo a stupirci che le cose non sono andate come speravamo. Ma forse sarà troppo tardi.


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da LINKREDULO del 27/10/11 - http://linkredulo.it/giornale/politica/2320-ancora-contro-i-lavoratori.html

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